L’audio nel mondo digitale è stata la rivoluzione del 2021. Ma questo nuovo trend sarà solo un fuoco di paglia o un vero e proprio nuovo canale da considerare per la nostra strategia di marketing?
Già da qualche anno c’era la percezione che il mondo dell’audio si stava prendendo il suo spazio nel digital marketing e sui social e nel 2021 abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione dell’audio nel mondo digitale. D’altronde siamo abituati da anni ad interagire con intelligenze artificiali, quali Siri, Alexa, Google Home che troviamo sui nostri dispositivi e attraverso cui facciamo domande e richiediamo azioni da compiere.
I podcast peraltro negli ultimi 2 anni hanno visto una vera e propria impennata, tanto che la celebre Spotify ha deciso di investire prepotentemente in questo ambito.
Con un costante aumento annuale di oltre il 140% e 1,8 milioni di caricamenti di podcast sulla piattaforma, Spotify ha deciso di:
- dare più spazio e rilevanza ai podcast sulla sua app;
- sottoscrivere contratti di esclusiva con personaggi popolari per realizzare vere e proprie stagioni di puntate audio (in Italia, gli ultimi a stringere questa partnership, mentre scriviamo, sono stati selezionati personaggi come i The JackaL, @camihawke e @alicelikeaudrey);
- semplificare la piattaforma per caricare le puntate e pubblicizzarle con la propria piattaforma di advertising – di cui abbiamo parlato in un articolo specifico.
“Ma perché questo exploit, in un mondo dove l’immagine la fa da padrona?”
È vero, il mondo digitale è governato da colossi come TikTok, Instagram o YouTube dove foto e video sono l’elemento essenziale per essere presenti.
Ma permettimi una frase provocatoria: forse tutto questo ci ha anche un po’ stancato. Come quando mangiamo il nostro piatto di pasta o la nostra pizza preferita a pranzo e a cena per giorni e giorni consecutivamente. 😵💫
Forse il mondo dell’audio ha saputo intercettare un bisogno latente delle persone che non sempre hanno bisogno di apparire, ma di ascoltare ed essere ascoltate. Da qui, il racconto, lo storytelling torna ad avere un aspetto centrale nella comunicazione. Recupera il valore dell’intimità, per ridefinire e costruire una relazione più stretta con chi ci ascolta.
D’altronde, se ci pensate, le radio sembrano tutt’altro che passate di moda. 📻
Come siamo arrivati fin qui
In principio furono gli assistenti vocali 🗣️
Siri per Apple, nel lontano (2000), Alexa per Amazon e Google Home. Queste intelligenze artificiali sono pian piano entrate nelle nostre vite attraverso i nostri smartphone, computers, tablet e dispositivi di controllo TV e domotica.
Alzi la mano chi non ha mai fatto una domanda o richiesto un’azione ad uno di loro.
Ma non pensate che questi siano gli antenati dell’audio marketing. Sono stati, sì, i precursori di un cambiamento di abitudini, ma tutt’ora sulla cresta dell’onda e diverranno ancora più importanti nell’ambito degli acquisti online. In un mondo dove andiamo sempre di fretta sicuramente ci farà comodo un’assistente a cui delegheremo il compito di comprare qualcosa.
E fidati: è tutt’altro che fantascienza. Le più grandi multinazionali si sono già mosse per far posizionare i loro prodotti tra i consigli di Siri e Alexa e presto tutto questo diverrà un canale pubblicitario estremamente importante, se non imprescindibile, per tutte le attività.
Il podcast: un anatroccolo diventato un bellissimo cigno (e che ancora ha tanto da mostrare) 🎙️
Quando anni fa la gente leggeva la parola podcast sui propri iPod o iPhone, pensava si trattasse di una parola portata sulla terra dalla razza aliena.
Probabilmente non erano ancora maturi i tempi – almeno in Italia – ma ormai da qualche hanno abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione di queste puntate audio ascoltabili “on demand”. Secondo un’indagine Nielsen risalente a inizio 2020, infatti, in poco meno di tre anni gli ascoltatori di podcast in Italia sono passati da 850 mila a oltre 2 milioni e 700 mila persone. Nel 2021 siamo saliti a 13,9 milioni di italiani, con un aumento del 15%.
Immaginiamo non siano necessari altri dati per essere coscienti di questo fenomeno mondiale che è solo agli inizi. Spotify è solamente la più conosciuta delle app che stanno investendo in questo settore, ma non dimentichiamo neanche gli Apple Podcast o la piattaforma Audible, con cui la prima sta lottando a suon di novità per accaparrarsi il monopolio della piattaforma podcast più conosciuta.
Da tenere a mente anche la progressiva affermazione dei cugini audiolibri, che si dimostrano un ottimo strumento di apprendimento o svago mentre siamo impegnati a guidare, fare sport o le pulizie di casa. Il recente investimento di Montemagno nella creazione della piattaforma 4books poi non è altro che la conferma di un trend sempre più affermato.
Clubhouse: esplosione di una meteora (o forse no?) 💥
Ricordiamo tutti il momento in cui eravamo bloccati in casa a causa della pandemia e nel mese di Febbraio 2021 ci fu il boom dell’app Clubhouse. Era sulla bocca di tutti, ne parlavano i giornali e nessuno riusciva ad accedervi – tranne pochi eletti/invitati.
Per chi ancora non la conoscesse, si tratta di un social dove non esistono foto o video, ma esclusivamente stanze virtuali dove l’unico metodo di comunicazione è l’audio. Ci si confronta attraverso la propria voce e ascoltando quella degli altri partecipanti nella stanza che ha un nome in base all’argomento trattato.
Probabilmente l’enorme popolarità di questa piattaforma generatasi in poco tempo aveva alcuni fattori in comune:
- il come: la registrazione e accesso all’app era possibile solo per gli utenti iOS e solo attraverso un invito mandato da chi era già dentro. In alternativa potevi inoltrare una richiesta di accesso, ma senza sapere quando saresti entrato senza invito.
- il dove e il quando: ci trovavamo in un periodo di limitazione di movimento dove la casa era il luogo in cui abbiamo passato la maggior parte del tempo (causa lockdown). Va da sè dunque che ognuno di noi aveva più tempo da dedicare a questa novità e soprattutto poteva intervenire senza timore di dover apparire in pigiama o con i capelli scomposti.
Basta dunque attivare l’audio, si è online e si parla e si ascolta anche mentre si sta facendo altro senza troppi preamboli. Inoltre si trattava di una nuova forma di comunicazione dove si ascolta la voce reale delle persone e soprattutto la maggior parte delle stanze sono composte da persone pronte ad ascoltare ed intavolare un dialogo costruttivo – cosa che sugli altri social è più unica che rara da trovare.
In realtà, dopo l’iniziale periodo di notorietà ad inizio 2021, Clubhouse ha iniziato un lento e inesorabile declino per vari motivi:
- In primis, la progressiva riapertura che ha spostato l’attenzione e tolto tempo che prima avevamo in abbondanza per fermarci ad ascoltare le varie stanze;
- Il mancato adeguamento istantaneo con nuove funzioni per adeguarsi ai tempi che le persone hanno sempre avuto prima della pandemia;
- Il mancato immediato rilascio dell’app per tutti gli utenti android, che è avvenuto con ben 5 mesi di ritardo rispetto al boom iniziale in Italia e ha sicuramente contribuito al veloce abbandono di utilizzo dell’app.
“Quindi Clubhouse e le app audio sono morte?” ☠️
Sicuramente gran parte del pubblico ha abbandonato Clubhouse dopo l’iniziale entusiasmo, ma sia l’app stessa che lo sviluppo di piattaforme simili da parte di Twitter e Facebook, lasciano pensare che la partita non sia finita qui.
Sappiamo infatti che Clubhouse, dopo l’apertura al sistema android ha ulteriormente implementato l’app con nuove funzioni, quali:
- Payments: un programma volto a ricompensare creatori e speakers presenti sulla piattaforma;
- il potenzialmento di ricerca delle parole chiave in base al quale ora è più semplice trovare conversazioni tematiche;
- l’implementazione dell’audio spaziale (8D), con la possibilità di poter ascoltare le persone presenti nella stanza in 3D.
Inoltre, sempre Clubhouse ha annunciato l’imminente rilascio di altri 2 aggiornamenti: la funzione replay, per la registrazione e il download della conversazione, come se fosse un podcast; la funzione clip, per tagliare brevi clip di 30 secondi, con la possibilità di pubblicarle anche su altri social; la funzione link, con la possibilità di poter inserire un url all’interno delle stanze e promuovere meglio libri, podcast o altri contenuti e la nuova modalità “Music mode” pensata e ottimizzata per permettere ai musicisti di creare stanze in cui parlare, ma anche suonare in alta qualità e con strumenti professionali.
La replica audio di Facebook e Twitter 🥊
Dopo il sopra citato boom di Clubhouse le più potenti aziende social non sono rimaste certo a guardare e, come succede spesso, hanno tentato di copiare palesemente il sistema Clubhouse, aggiungendolo come nuova funzione all’interno della piattaforma.
Il primo a cercare di togliere subito il primato alla piattaforma voice-first è stato Twitter con il lancio di “Spaces“: niente più che una chatroom vocale dove gli utenti possono intrattenersi con conversazioni audio.
Allo stesso modo si è mosso il gigante di Menlo Park: con un post firmato da Fidji Simo, vice presidente e responsabile dell’app, Facebook ha annunciato il lancio delle stanze audio in diretta e altre funzioni. «Il nostro obiettivo – ha scritto Simo – è sfruttare l’audio in modo semplice e coinvolgente, perché possa essere vissuto a pieno in un contesto sociale», aggiungendo che la piattaforma darà ai creator audio «la possibilità di ottenere profitti dal proprio lavoro». Le altre funzioni sono i podcast, un nuovo formato di post sonori che si chiamerà Soundbite, strumenti per creare audio originali in modo professionale.
Perfino Amazon ha deciso di investire nell’audio, costruendo una nuova app con nome in codice “Project Mic” che permetterà a chiunque di creare un programma radio dal vivo, comprensivo di musica.
In conclusione
L’audio è una delle forme più tradizionali e popolare attraverso cui veicolare un’informazione, un pensiero, un contenuto e abbiamo già parlato di come siano molto più fruibili rispetto a immagini o video, non necessitando dell’attenzione visiva (possibilità di ascoltarli mentre si guida, si fa sport o altre attività che non comprendano un impengno all’ascolto).Inoltre, livello di memoria, occupano sicuramente meno spazio ed hanno una maggior compatibilità con i vari devices.
Non per ultimo, ancora non sono presenti funzioni e strumenti efficaci per la vendita diretta di prodotti, dunque al momento la pubblicità connessa all’audio e sfruttabile solo in fase di awareness (conoscenza del brand).In ogni caso, il trend dei prossimi anni vedrà l’audio sempre più protagonista, come futuro della comunicazione online. Basti pensare al costante e ingente investimento delle big tech come Apple, Amazon e Google sui loro assistenti vocali. In questo senso l’audio non diverrà solo strumento di comunicazione, ma anche strumento di interazione, scelta ed acquisto dei prodotti.
Gli stessi utenti si abitueranno sempre più ad utilizzarlo sia per la fruizione di contenuti, sia per ricevere consigli all’acquisto e infine poter acquistare, semplicemente pronunciando queste parole:
“Ehi Siri acquista la nuova t-shirt di…”
Non ti sembra forse questo, il futuro? 🎙️ 😉
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Digital Advertiser & Social Media Manager
Vivo costantemente tra gli algoritmi del web e i tasti di un pianoforte e la cosa non mi dispiace affatto.
Me la suono e me la promuovo